Nel secoloXVII l'attività mercantile era in crisi
a causa dei mancati investimenti delle ricche famiglie e del
progressivo abbandono dei traffici marittimi. Il traffico sul mare
era in mano alle flotte del Nord Europa. Olanda e Inghilterra in
testa.
La classe dominante non era più unita come nel secolo scorso sotto
Andrea Doria e nel popolo non c'erano persone influenti che
cercavano di prendere in mano le sorti della città. La Spagna,
alleata di Genova, attraversava un periodo di crisi finanziaria e
spesso non poteva restituire ai genovesi i soldi avuti in
prestito.
In questa situazione nel 1625 Carlo Emanuele di Savoia dichiarò
guerra a Genova sperando di conquistarla, ma fu fermato
dall'intervento delle truppe spagnole accorse in aiuto della
città.
Ritentò nel 1628 aiutando la congiura di Giulio Cesare Vachero.
I nuovi ricchi che volevano entrare a far parte dell'oligarchia al
potere, guidati dal Vachero avevano pianificato di occupare
Palazzo Ducale e uccidere quanti più nobili potevano, poi
sarebbero entrate in città le truppe di Carlo Emanuele per
controllare l'ordine ristabilito. Ma uno dei congiurati confesso
tutto al Doge. Vachero cercò di fuggire ma fu trovato,
imprigionato e torturato per confessare i nomi degli altri
cospiratori, infine fu decapitato.
Nel luogo dove sorgeva la sua casa era stata costruita una “colonna
infame “ con queste parole:
“Ad infame memoria di Giulio Cesare Vachero, uomo scellerato che,
avendo congiurato contro la Repubblica, espiò le debite pene; la
sua testa fu mozzata, i suoi beni confiscati, i suoi figli
banditi, la sua casa rasa al suolo. A.D.1628”. In seguito in
piazza Vachero fu permesso ai discendenti di costruire davanti
alla colonna una fontana
per nasconderla.
Le mura del XVII secolo
I genovesi temendo un attacco da parte delle truppe piemontesi
costruirono fra il 1626 e il 1633 una nuova cintura di mura
lunga quasi 13 chilometri che andava dalla Lanterna a ponente fino
a Porta Siberia a levante, inglobando le fortificazioni sulle
alture di Genova. La linea delle mura correva lungo la linea dello
spartiacque in modo da poter controllare anche i versanti a monte
verso la Val Polcevera e la Val Bisagno.
All'interno delle mura ora c'erano anche le zone costruite nel
'500, era una corona che seguendo il corso delle colline alle
spalle della città proteggeva Genova. L'opera comprendeva 52
bastioni e 12 porte di cui le maggiori erano la Porta della
Lanterna (demolita) e Porta Pila (in zona Brignole). Tuttavia
questa opera non fu usata perchè i francesi attaccarono Genova con
un bombardamento dal mare.
In un secondo tempo, quando Genova entrò a far
parte del Regno Sabaudo, alcune delle fortificazioni
furono riadattate costruendo i forti che ancora oggi si vedono
sulle colline.
Alcuni volevano lasciare l'alleanza con la Spagna e guardavano ai
modelli delle città olandesi ed inglesi, furono fatti tentativi
per rilanciare la città ma senza successo. I nobili erano divisi,
le finanze scarse, le abilità e la manodopera qualificata scarsa:
quando si decise di rinnovare le galere con i nuovi vascelli
dovettero farseli costruire nei cantieri navali olandesi.
Genova aveva difficili rapporti con la Spagna, cercando alleanze
diplomatiche ora con la Francia dei Borboni, ora con l'Austria
degli Asburgo per resistere nella propria indipendenza.
Nel 1665 la peste colpì la città: la popolazione in due anni si
ridusse da circa 90.000 a 10.000 abitanti. Nel 1678 la carestia
provocò altra fame e disperazione. La popolazione povera fu
aiutata da alcune famiglie nobili caritatevoli che fondarono i
primi sistemi di assistenza ospedaliera e caritatevole.
A Pammatone i poveri potevano essere curati in strutture pulite e
decorose, i conventi contribuivano a sfamare i poveri, si completa
l'Albergo dei Poveri.
Genova dovette subire dal 17 al 22 maggio 1684 un pesante
bombardamento navale da parte della flotta francese; infine dopo
aver risposto al fuoco dalle batterie sui forti dovette arrendersi
e firmare un accordo che portò Genova sotto l'influenza politica
della Francia.
Architettura dell'epoca
I più importanti interventi urbanistici riguardavano i lavori per
la creazione di via
Balbi (1602-1619) detta strada Grande del Vastato per
volere della famiglia Balbi, e di via Giulia (che
diventerà all'inizio del 900via XX Settembre) nel 1640.
La Chiesa
dei Santi Gerolamo e Francesco Saverio (ora sede
della Biblioteca Universitaria) fu costruita a partire dal 1658
sembra dall'architetto Corradi e donata in seguito da Francesco
Balbi ai Gesuiti.
La Chiesa
di San Giorgio è stata costruita sopra le rovine
della precedente di cui nulla rimane, in questa originaria chiesa
di epoca bizantina era custodito il vessillo della Repubblica.
Quella visibile oggi, nell'omonima piazza è stata riedificata nel
sec XVII ed ha una cupola, coperta da squame di ardesia che
ricopre tutto l'interno della chiesa.
L'Albergo
dei Poveri venne edificato in questo secolo per
ordine della Repubblica con l'aiuto finanziario di Emanuele
Brignole, su progetto dell'architetto Scaniglia. Sulla facciata
c'è raffigurato lo stemma di Genova con due grifoni. La
costruzione è caratterizzata da un bel effetto prospettico che
parte dai due
scaloni sottostanti che portano al piano d'ingresso.
Nel 1629 viene spianata la zona di Piazza Nuova per trasformarla
in un zona di mercato ortofrutticolo con il nome di Piazza
delle Erbe.
Sempre in via Balbi venne eretto agli inizi del 1600 il Palazzo
Durazzo Pallavicini (ora al civico n.1 di via Balbi)
ad opera di B. Bianco con due ali che fiancheggiano il corpo
centrale dell'edificio. Su queste ali sono sovrapposte al piano
superiore due logge
finemente decorate.
Paolo Balbi diede disposizioni a B. Bianco di realizzare nel 1634
il Palazzo
dell'Università (ora al civico n.5 di via Balbi) con
funzione di collegio per la sua compagnia. All'interno ci sono due
rampe di scale che proseguono sui piani superiori creando un
suggestivo effetto, mentre nel perimetro del cortile c'è una serie
di colonne binate.
Nel 1650 la famiglia Balbi commissionò il Palazzo
Durazzo (civico n.10 di via Balbi) agli architetti P.
Cantone e G. Falcone, che diventerà poi Palazzo
Reale.
La Casa di
Colombo fu ricostruita con gli stessi materiali dopo
il bombardamento di Genova del 1684 e la sua parziale distruzione.
Nella seconda metà del '600 su una struttura già esistente nel
prerinascimento Gian Carlo Brignole fece costruire il Palazzo
Brignole–Durazzo, il quale chiude la prospettiva di
via Nuova verso la piazza del Vastato. Nel portale del palazzo
sono raffigurati due figure mitologiche:
i telamoni.
Anche il settecento non portò buone cose a Genova: fu infatti
invasa dagli Austriaci. Nel 1746 il giovane Giambattista Perasso
detto “Balilla”,
lanciando un sasso incitò la popolazione a ribellarsi contro gli
austriaci.
Il Banco di San Giorgio entra in crisi anche se i nobili europei
continuano ad avere crediti dai ricchi finanzieri genovesi che si
occupano sempre più solo dei loro interessi privati e non della
città.
Nel 1768 l'ultima colonia genovese, la Corsica, si ribella e passa
sotto il controllo della Francia.
Dopo la Rivoluzione francese genova sceglie di schierarsi al
fianco di Napoleone e nel 1806 vota l'annessione all'Impero
napoleonico: la Repubblica oligarchica finisce e con essa
l'autonomia di Genova.
Architettura dell'epoca
Le maggiori opere pubbliche del secolo furono la costruzione del ponte
di Carignano dal 1718 al 1724 e l'apertura di via Nuovissima
nel 1778 (ora via Cairoli) raccordo di Via Garibaldi on la Piazza
della Zecca.
Nel 1705 l'architetto C. Fontana progetta il cortile, i giardini e
l'atrio del Palazzo
Durazzo (civico n.10 di via Balbi).
Nel 1787 veniva ristrutturato il Palazzo
della Meridiana nell'omonima piazza, precedentemente
edificato. Questo deve il suo nome al fatto di avere sulla
facciata un antico orologio
solare dipinto in questo secolo.
Maestro Daniele